CARA SCUOLA…

Cara Scuola, oggi tutto riparte.

Suonerà il tuo campanello e loro – i nostri figli – occuperanno tutti i tuoi spazi con i loro corpi, il loro rumore, la loro energia, le loro vite.

Amali. Quest’anno amali più del solito.
Non come un genitore che protegge, ma come un allenatore che prepara alla vita.

Arriveranno da te con la fatica di chi è rimasto fermo a lungo ai blocchi di partenza. Non sapranno bene qual è la direzione da prendere, la corsa da fare, lo slancio con cui ripartire e ributtarsi nello spazio che li aspetta, che sta lì davanti a loro. Quello spazio si chiama futuro e negli ultimi due anni è rimasto vuoto di tutto.

Aiutali ad alzare lo sguardo. Lo hanno tenuto troppo basso, incollato allo schermo e saturato da pixels senza odori, suoni, sapori, consistenze.

Rimetti al centro della loro vita la curiosità, il bisogno di esplorare la vita e di conoscere l’ignoto, che deve essere per loro dimensione che attrae e sorprende e non spazio che genera ansie e paure.

Ansie e paure ne hanno avute anche troppe. E tu non aver paura della loro paura. Hanno visto il mondo fermarsi, la vita sospendersi, l’entusiasmo congelarsi, il respiro fermarsi. Nelle loro città hanno sentito le sirene delle ambulanze, le campane suonare a morto. Alcuni di loro hanno toccato con mano la morte di un famigliare, arrivata improvvisa e feroce, senza permettere un saluto o un contatto. Non erano pronti. Ma ora sono qui e la vita li aspetta.

Metti in cattedra capitani coraggiosi, che siano capaci di indicare col dito la linea dell’orizzonte anche quando la nave attraversa la tempesta, ma che siano anche consapevoli che un capitano non lascia mai il timone, neppure quando l’onda rischia di farsi travolgente. Perché se lui sa stare al timone, tutti i suoi passeggeri sapranno stare sulla sua nave. E poi insegna a rivedere il brutto che c’è stato, per poter andare incontro al bello che ci sarà. Questa cosa si chiama accoglienza emotiva e nei prossimi giorni ne servirà tanta.

No, cara scuola, non ti voglio insegnare niente. Perché quella che insegna sei tu. E io lo so bene e ti sono grato per questo. Però da genitore ti voglio dire che i miei figli arriveranno da te per riscoprire la passione per la vita. Io ci ho provato a tenerla viva, in questi mesi. Ma so che tu sai essere superlativa in questo compito. Per questo è meraviglioso sapere che sei tornata.

Oggi tre dei miei quattro figli tornano a scuola. Mai prima ho sentito, come sento quest’anno, l’importanza di questo inizio. Condivido con tutti voi genitori e con tutti i docenti la speranza di un tempo che sappia portarci fuori dal buio. E che semini passione dentro alle vite, nostre e dei nostri figli.

di Alberto Pellai

Medico e psicoterapeuta. Ricercatore presso il Dipartimento di scienze biomediche dell’Università degli studi di Milano

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