IL 25 APRILE DELL’ALBERGHIERO DI MOLFETTA

Per festeggiare la Liberazione, raccogliamo qui una breve rassegna stampa, con l’invito a leggerla e a discuterla. Alla raccolta può contribuire chiunque, indirizzando il pezzo proposto alla mail dirigente@alberghieromolfetta.it entro il 24 aprile 2020.

[…] La libertà fa parte del nostro modo di esistere anche se è una conquista recente.

Libertà è una parola presente fin dalle origini del linguaggio. La madre della nostra libertà è il latino libertas, che deriva da liber, uomo non sottoposto a nessuna costrizione. Il contrario di servus, schiavo. Viene esaltata la radice lib- profonda e antica, che impone la sua impronta gioiosa a libare, libidine, liberalità. Non c’entra con libro che deriva sempre da liber ma nel significato di «scorza interna dell’albero» che, disseccata, veniva usata dagli antichi per scrivere.

La celebriamo il 25 aprile che non è un giorno qualsiasi.

La festa nazionale ricorda la Liberazione dall’occupazione nazifascista e non la fine della guerra (in Italia avvenne il 3 maggio). In quel 25 aprile il Comitato di liberazione nazionale dell’alta Italia proclamò l’insurrezione di tutti i partigiani. Cioè il giorno in cui abbiamo riconquistato la dignità che il fascismo aveva infangato con la dittatura, le leggi razziste (altro che razziali), l’abolizione delle libertà civili, l’alleanza con i nazisti. In quel Comitato c’erano esponenti politici molto diversi, cattolici, socialisti, comunisti, liberali. Convinti che l’interesse e la dignità del paese dovessero essere prevalenti rispetto a ogni egoismo politico. È lo spirito della Costituzione, ancora oggi una delle più moderne e avanzate del mondo. Perché onorare il 25 aprile lo spiegò con semplicità Vittorio Foa, uno dei padri della nostra Repubblica, nel corso di un dibattito televisivo, ad un parlamentare di destra: «Se avesse vinto lei io sarei ancora in prigione. Avendo vinto io, lei è senatore della repubblica e parla qui con me».

Paolo Fallai, Corriere della Sera, 21 aprile 2020